Renato Guttuso

Renato Guttuso (1911-1987) nasce il 26 Dicembre 1911 a Bagheria. La città natale è molto importante nella formazione del pittore, perché lì, giovanissimo, entrò in contatto con il mondo della pittura.

Già dal 1924, appena tredicenne, comincia a firmare e datare i propri quadri. Sono piccole tavolette dove per lo più copia i paesaggisti siciliani dell’ottocento. Tra queste vanno ricordate Golfo di Palermo (1925), dove usa le venature del legno per raccontare le onde del mare. I suoi modelli sono vari, da Millet a Carrà. Negli anni seguenti comincia a frequentare l’atelier del pittore futurista Pippo Rizzo e l’ambiente artistico palermitano. Nel 1928 partecipa a Palermo alla sua prima mostra collettiva.

Nel 1931 partecipa con due quadri alla Quadriennale Nazionale d’Arte Italiana a Roma e ha occasione di vedere dal vivo le opere dei più grandi artisti italiani. Una mostra di Guttuso e di altri pittori siciliani, alla Galleria del Milione nel 1932, suscita grande interesse nella società artistica milanese. Trasferitosi a Roma, si lega agli artisti Mario Mafai, Francesco Trombadori, Corrado Cagli, Pericle Fazzini, Mirko e Afro. Dal 1929 collabora con giornali. Il suo primo articolo su Picasso, scritto nel 1933, causa l’intervento della censura fascista e la sospensione della collaborazione con il giornale l’Ora di Palermo.

Gli anni fra il 1937 e il 39 sono tra i più importanti della sua vita. Si trasferisce definitivamente a Roma e i suoi studi saranno spesso al centro di sue composizioni pittoriche. In questi anni nasceranno le amicizie con Alberto Moravia, Antonello Trombadori e Mario Alicata che avranno un ruolo determinante nella sua adesione al partito comunista, nel quale si iscriverà nel 1940. La sua prima personale a Roma viene presentata dallo scrittore Nino Savarese.

Nel 1945, a Parigi con Pablo Picasso stringe una amicizia che durerà tutta la vita. In Italia assieme ad alcuni artisti ed amici fonda il movimento Fronte Nuovo delle Arti, un raggruppamento di artisti molto impegnato politicamente con l’obbiettivo di recuperare le esperienze artistiche europee che a causa del fascismo erano poco conosciute in Italia. Nella sua pittura sono presenti temi sociali e di vita quotidiana: picconieri della pietra dell’Aspra, zolfatari, cucitrici, manifestazioni di contadini per l’occupazione delle terre incolte.

Il Museo Puskin di Mosca gli dedica un’importante retrospettiva nel ’61. Il Museo Stedelick di Amsterdam gli dedica un’antologica di grande successo che sarà poi ospitata anche al Palais de Beaux Arts di Charleroi, mentre nel ’63 si apre a Parma una sua ampia mostra antologica, presentata da Roberto Longhi.

Nel 1986 dipinge un ciclo di opere dedicato al tema del gineceo che culmina nel quadro “Nella stanza le donne vanno e vengono…”, ultimo grande sforzo del pittore che resterà incompiuto.

Il 18 gennaio del 1987 muore lasciando alcune opere, tra le più importanti, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

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