Alberto Burri

Alberto Burri (1915-1995) nasce all’inizio della prima Guerra Mondiale in provincia di Perugia dove studia medicina e diventa medico. Nel 1940 viene chiamato in frontiera come medico militare, fino al 1943, anno in cui viene imprigionato in Texas. 

E’ proprio durante la prigionia che scopre la sua vena artistica e tira fuori le sue prime idee pittoriche. Si dice che la sua prima opera sia stata fatta in carcere. Tornato in libertà, a Roma espone la sua prima mostra nel 1947 alla galleria La Margherita. Si tratta di opere figurative di corrente astratta sulle orme di Mirò e Klee. 

Ai primi anni 50’ risalgono le sue opere più famose, periodo in cui Burri – segnato dalle esperienze di guerra- dà vita ai primi sacchi, gobbi e muffe, iniziando a decretare il suo successo internazionale. 

Nel 1957 sperimenta la saldatura dei primi ferri e nel 1962 espone le prime opere in plastica bruciata, materiale con il quale lavorerà per tutto il decennio. 

Inizia così la più famosa produzione “Burriana”, caratterizzata da una forte presenza materica e da una significativa denuncia sociale per i primi decenni del post guerra. 

Indimenticabile è il 1984, anno della sua opera più conosciuta: il Grande Cretto, conosciuto anche come o Cretto di Burri. Si tratta di un’opera monumentale (un esempio di Land Art) che si erge per circa 8000 mq sulle macerie della vecchia città di Gibellina, in provincia di Trapani, distrutta dal terremoto del Belice nel 1968.

Qui l’artista ricostruisce simbolicamente le vie principali della città distrutta realizzando un cretto con una colata di cemento che ricopre le macerie di Gibellina.

Burri muore nel 1995, ad 80 anni a Nizza. 

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