Carlo Carrà

Carlo Carrà (Quargnento, 1881 – Milano, 1966) fu una delle personalità su cui meglio si rispecchia l’arte italiana del primo Novecento. Il pittore aderì prima al movimento futurista e poi a quello della metafisica senza mai identificarsi definitivamente in uno o nell’altro. Altrettanto fondamentali per lo sviluppo del suo linguaggio artistico furono gli studi sui maestri toscani medievali e rinascimentali, come Giotto e Paolo Uccello. Ancora giovane si trasferisce a Milano dove visita i musei più eminenti nello scenario artistico novecentesco e arricchire le sua conoscenze artistiche. Importanti furono i successivi viaggi a Parigi, al tempo capitale dell’arte, in cui poté stringere rapporti con il movimento dei cubisti e l’ambiente intellettuale parigino. Non solo pittore ma critico militante, Carrà collabora, negli anni 20′,  a varie riviste, tra cui LacerbaL’Ambrosiano e Valori Plastici.

Dal 1939 al 1951, Carrà fu anche professore presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Singolare fu la sua capacità di interpretare e riassumere i motivi e temi principali dei movimenti a cui partecipò: quando aderì al futurismo Carrà riuscì a trovare un equilibrio formale tra motivi plastici e dinamici che spesso declinò in sfumature cubiste. Anche il suo approccio alla metafisica fu molto originale imprimendo ai quadri di questo periodo un lieve movimento e tocco di originalità che lo resero autonomo rispetto alle enigmatiche opere di Giorgio De Chiric.

Carrà dimostrò subito una certa intuizione verso le ricerche artistiche più all’avanguardia e moderne del primo Novecento, senza per questo rinunciare ad un’espressione artistica che fosse personale e originale.

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