Renato Mambor

Renato Mambor (1934-2016) è ricordato come uno maggiori esponenti della ricerca di arti visive in Italia negli anni 50′. Ha vissuto in prima persona il clima culturale di sperimentazione degli anni ’60-’70, insieme a di Pascali, Ceroli, Schifano, Festa, Tacchi, Kounellis.
È uno dei primi artisti a sconfinare dalla pittura in altri linguaggi quali la fotografia, la scultura, il cinema, la performance, le installazioni, il teatro.

Dopo una serie di studi in arti visive, a quasi 30 anni, inizia la sua attività con l’invenzione di un’immagine figurale fredda e spersonalizzata attraverso l’uso di sagome statistiche, segnali stradali, ricalchi fotografici, stampigliatura di timbri e rulli. Le sagome piatte bidimensionali escludono i tratti somatici, ogni segno di profondità o di calligrafia.
Negli anni ’60 espone alla famosa galleria La Tartaruga di Roma e a Napoli Achille Bonito Oliva lo presenta nella mostra “Pascali-Mambor”. Germano Celant lo invita a Genova ad esporre in una mostra collettiva di Arte Povera.

Dal 1970 al 1974 concentra la sua ricerca nell’individuare un ‘indicatore’ accentui l’attenzione dello spettatore e che evidenzi l’oggetto di interesse per l’autore.

Nel 1966 si trasferisce, insieme a Mario Ceroli, negli Stati Uniti, dove studia e conosce da vicino la Pop Art di Andy Warhol.

Negli anni Settanta si trasferisce a Milano dove lavora per molto tempo in teatro, creando e dirigendo una compagnia teatrale dal nome “Trousse”. Si dedica al teatro fino al 1987, quando torna nuovamente a dipingere, diventando anche in questo un pioniere rispetto ai suoi colleghi. Ripresa la pratica pittorica, continua a lavorare ed esporre i suoi dipinti fino agli ultimi giorni. Muore nella sua casa di Roma il 6 dicembre 2014.

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